In “Lady bird lady bird”, un film degli anni ’90, Ken Loach raccontava la storia di una donna dalla complicata vita affettiva a cui i servizi sociali sottraevano i figli ogni volta che nascevano. Se il film denunciava l’accanimento dell’autorità (in questo caso rappresentata dai servizi sociali) nei confronti di una persona che era semplicemente povera e sfortunata, il cosa fare quando un minore vive delle serie difficoltà nella sua famiglia di origine, se è il caso di allontanarlo o meno, comporta tutta una serie di delicate valutazioni.
Negli ultimi anni si assiste in Italia ad una strana battaglia culturale ed
etica tra chi denuncia un’eccessiva facilità grazie alla quale i minori vengono
”sottratti” alle loro famiglie e chi invece insiste sul fatto che i bambini
vanno protetti nelle situazioni gravi. Complici di questa situazione sono
spesso i mass media che semplificano eccessivamente il tema e riportano storie
eclatanti di minori sottratti ingiustamente.
Ultima in ordine di tempo è stata la trasmissione “Presa diretta”, famosa per
le sue inchieste giornalistiche di qualità, ma che è scivolata in una puntata
intitolata “Famiglie abbandonate” dove presentava solo storie di questo tipo e
dati discutibili.
E’ per reagire ad una situazione come questa che un gruppo di associazioni ha
deciso di promuovere una serie d’iniziative mediatiche che hanno come titolo
generale "#5 buone ragioni per accogliere i bambini che vanno protetti".
L’associazione Agevolando, Cismai, Cnca, Cncm, Progetto Famiglia e SOS Villaggi
dei bambini hanno richiamato l’attenzione attraverso una serie di iniziative
che sono partite dalla presentazione in Parlamento della campagna per poi
proseguire in varie città italiane tra cui Trento, Milano, Napoli, Bari,
Ancona, Palermo e anche Bologna.
Ma quali sono queste 5 buone ragioni?
Le ragioni si basano tutte sulla denuncia di false contrapposizioni. Non
esiste contrapposizione tra il diritto del bambino a vivere nella propria
famiglia e il diritto di essere protetto da situazioni gravi: l’allontanamento
del minore è necessario dove c’è una situazione di abuso o di grave maltrattamento.
Così poco veritiero è contrapporre, una volta che l’allontanamento si deve fare, l’accoglienza in una famiglia o
in una comunità. Le due situazioni, famiglia e comunità, sono risposte diverse
a bisogni diversi. Per intenderci, in certi casi per una famiglia sarebbe
troppo difficile accogliere situazioni di minori che hanno problematiche molto
gravi.
Non è nemmeno corretto contrapporre la durata breve e quella lunga dei periodi
di accoglienza, dato che, se è meglio far durare gli allontanamenti il meno
possibile, non sempre questo lo si può fare nell'interesse del minore.
Un'altra falsa contrapposizione riguarda i soggetti che si occupano del minore
in difficoltà: il servizio pubblico non si contrappone al privato sociale ma ambedue
dovrebbero semplicemente cooperare assieme.
L’ultima contrapposizione trova invece origine da una certa confusione che
spesso si fa tra affido e adozione: sono due misure diverse e rispondono a
necessità del minore diverse.
Diamo i numeri sull'affido
I dati anche se non
possono spiegare tutto, per lo meno qualche indicazione la danno su quanti sono
i minorenni in affido e se sono di più o di meno rispetto al passato. Durante
l'incontro a Bologna Caterina Pozzi del Cnca ha presentato una serie di dati
riguardanti l'Italia e poi l'Emilia Romagna in particolare.
In Italia al 31 dicembre del 2012 c'erano 28.449 minori allontanati dalla
famiglia, di questi 14.255 erano in comunità e 14.194 in affido famigliare. Di
questi il 26% era stato allontanato "per misura di protezione urgente".
Un anno prima vi erano 939 minorenni allontanati dalla famiglia in più, quindi
il 2012 ha segnato una diminuzione dei casi. Un dato preoccupante sono invece
quel 14,3% di bambini appartenenti alla fascia di età dai 0 ai 5 anni che sono
in comunità: anche se da questi dati non si capisce se siano da soli o con un
genitore, rimane comunque il fatto che i bambini di quell'età dovrebbero essere
dati in affido.
Per quanto riguarda l'affido poi il 47% dei minori vanno a finire in famiglie
della propria rete parentale e non in famiglie esterne.
In generale confrontando i dati disponibili dal 2007 ad oggi il numero dei
minori fuori famiglia non muta. facendo invece un paragone con l'Europa l'Italia ha un numero di minori allontanato
inferiore di due terzi rispetto alla Francia, della metà rispetto al Regno
Unito e molto minore anche rispetto alla Germania e alla Spagna.
Infine un altro dato importante riguarda la condizione sociale ed economica
delle famiglie in cui vengono allontanati i minori: la marginalità socioeconomica
c'entra solo nel 37% dei casi.
E in Emilia Romagna?
Nella nostra
regione sono, al 31 dicembre 2012, 2.423 i minori fuori dalla famiglia, una
percentuale superiore alla media nazionale. Di questi circa la metà risiede in
strutture residenziali , l'altra metà è in affido famigliare. Confrontando gli
stessi dati dal 2008 al 2012 la tendenza è quella di una lieve diminuzione dei
minori allontanati.
Quanto costa l'accoglienza
Sempre
nell'incontro di Bologna Federico Zullo, dell'associazione Agevolando, ha presentato
invece una relazione su quanto costano le comunità per i minorenni
confrontandole con i costi dell'affido.
Un minore ospite di una comunità al giorno costa dai 125 ai 151 euro ma se
poi andiamo a vedere quanto le regioni danno per le rette, si scopre che la
retta media nazionale è di soli 100 euro. Le due regioni più
"generose" sono l'Emilia Romagna e il Veneto che erogano 118 euro di
retta media giornaliera. Questo significa che le varie comunità devono
ricercare altri fondi, altri sponsor per coprire tutte le spese.
L'affido famigliare costa di meno ma visto che affido e comunità rispondono ad
esigenze diverse, la scelta per un ragazzo non dovrebbe dipendere da una
motivazione economica.
Cosa devono fare le istituzioni
I promotori di #5buoneragioni hanno anche indirizzato al Governo, al
Parlamento e alle Regioni una serie di richieste a carattere politico,
economico e culturale per poter rispondere meglio ai bisogni di questi minori
che non possono più stare nelle famiglie di origine.
Una richiesta viene fatta anche ai mass media: di informare tenendo conto della
complessità del problema e non puntando solo su facili storie, magari anche di
parte.