
di Gabriele Baraldi/Le buone tradizioni vanno riproposte e anche quest’anno nel carcere di Bologna è venuto in visita il vescovo Matteo Zuppi, che ancora una volta sceglie la parte più emarginata della città per celebrare la Messa di Natale.
Il vescovo ha voluto accendere una luce in questo “mondo a parte”, che tanti non ricordano e tanti altri vogliono dimenticare. Specialmente in un giorno di festa.
Una scintilla d’amore che ogni anno si fa sempre più forte ed è molto gradita agli “ospiti” del carcere, come agli agenti e al personale, poiché dà speranza.
È stato un momento forte e intenso. La chiesa era gremita di gente: volontari, musicisti, rappresentanti della Direzione, tanti agenti della Polizia penitenziaria, qualche telecamera e gli immancabili ospiti. Particolarmente efficace il contributo musicale donato dalla speciale band dei frati di Monteveglio che, per l’occasione, hanno composto per il Natale; hanno pregato, cantando in rima, perché il Figlio di Dio nato in una grotta ci aiutasse a cambiare rotta.
L’invito del vescovo è stato indicato dal gesto simbolico di passare di mano in mano il Bambinello Gesù perché ognuno potesse baciarlo o accarezzarlo, mentre le parole del vescovo ci esortavano a compiere ogni azione della propria vita immaginando che accanto a sé ci sia sempre un bambino. Così non si compiranno azioni sbagliate; nessuno sarà più ferito dai nostri gesti e invece cresceranno in noi la tenerezza e la compassione.
È l’amore sempre nuovo che dà una luce nuova alla nostra vita. È questa la cosa importante, quella che conta. Ma non dobbiamo ricordarcelo solo a Natale. Il Natale accende una luce, che noi vogliamo e sapremo tenere sempre accesa, anche nelle tante “notti” che affliggono chi è recluso come chi è “libero”.
Durante la liturgia è stata impartito il sacramento della cresima a un nostro fratello nigeriano. Così la solennità del Natale si è arricchita della Pasqua e della Pentecoste.
Alla preghiera dei fedeli hanno preso la parola due nostre sorelle del Femminile. Sono state parole toccanti, in parte scritte e in parte dettate dalla spontaneità, con le quali hanno voluto ricordare anzitutto chi è passato dal carcere alla schiavitù della dipendenza dalle sostanze; e si è giocato la vita.
Raccogliendo un invito del vescovo rivolto a tutta la Chiesa di Bologna, anche le persone detenute hanno aderito alla colletta per portare un gesto di solidarietà alle tante persone bisognose della nostra città. È stato importante, per noi, sentirci per una volta non solo destinatari della generosità di tanti, ma protagonisti e “complici” di questa carità benevola. Noi non stiamo bene in carcere, ma siamo ben consapevoli che fuori di qui c’è chi sta peggio di noi e che la libertà non è tutto se è solitudine e abbandono, se non è accompagnata dall’amore.
Gli “ospiti” del carcere hanno così consegnato al vescovo una somma in denaro accumulata attraverso una colletta. Dal vescovo è stata considerata molto generosa, e comunque assai preziosa per il significato che assume.
Il vescovo ci ha ringraziati per questo gesto e noi ringraziamo lui per la sua vicinanza. Non solo oggi. E ringraziamo i volontari che hanno collaborato per rendere questo Natale migliore.
L’invito è stato riproposto per il prossimo Natale ... anche se io, e tanti altri con me, spero di non trovarmi ancora qui.