
di Gianluca Vailini/Lo scorso 3 novembre si è tenuto, presso il carcere di Bologna, un incontro con l'ex Magistrato della Corte Costituzionale ed ex Ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick, cui hanno potuto prendere parte numerosi detenuti, provenienti dalle varie sezioni dell'istituto. L'evento, in concomitanza con il viaggio nelle carceri dell'attuale Corte Costituzionale, è stato presentato dalla Direttrice Claudia Clementi e dal Prof. Giorgio Basevi, coordinatore del Polo Universitario del carcere. Ha poi preso la parola II Professor Flick, illustrando in una breve lezione gli aspetti della nostra Costituzione che più riguardano da vicino il tema del carcere.
Innanzi tutto l'Art. 27, nel quale si sancisce che la pena deve sempre tendere alla rieducazione del condannato e deve essere priva di qualsiasi trattamento disumano o degradante, passando poi all'illustrazione degli Art. 2 e 3, nei quali si stabilisce non solo l'uguaglianza di tutti di fronte alla legge, ma anche che ogni individuo ha pari dignità sociale, senza tener conto di alcuna differenza etnica, politica, sessuale o religiosa. Il Prof. Flick ha sottolineato più volte l'importanza di quest'ultimo punto, in quanto, come egli stesso ha ribadito, la Costituzione entra in gioco con ancora maggior vigore quando si tratta dei diritti degli individui che si trovano in una condizione di “debolezza sociale”, come in questo caso la popolazione detenuta, situazione in cui quegli stessi diritti possono essere più facilmente violati.
Sono seguite poi alcune domande da parte dei detenuti, soprattutto su come si possano vedere concretizzati questi principi nella vita quotidiana del carcere e nel rapporto tra la Magistratura di Sorveglianza, preposta all'esecuzione della pena, e chi quella stessa pena si trova a scontarla. Nel rispondere a queste domande, il Prof. Flick ha giustamente ribadito come sia compito del legislatore, e non della Corte Costituzionale, emanare leggi che promuovano un cambiamento verso una maggior attuazione di questi diritti, come era sostenuto dalla Riforma della Giustizia, purtroppo non portata a termine dal precedente governo.
Tuttavia, eventi come questo e il viaggio della Corte Costituzionale nelle carceri, sembrano auspicabili indicatori di una nuova sensibilità, da parte di chi è chiamato a “giudicare le leggi”, verso il mondo del carcere, in evidente controtendenza con l'idea della sola “certezza della pena”, costantemente invocata invece dall'attuale governo giallo-verde.